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Lettera aperta al clero della Chiesa di Roma, denunciando Prevost come antipapa

Poiché molti ecclesiastici che prestano servizio a Roma sono così poco preparati da giudicare le cose solo sulla base delle apparenze e di ciò che affermano la televisione e i giornali, ristampiamo questa lettera inviata ai sacerdoti di Roma in cui si spiegano le serie e gravi ragioni per cui il Cardinale Prevost non è il nostro Vescovo e perché la sua pretesa di essere il Papa è priva di ogni ragionamento giuridico, di fatto e di diritto.

In particolare, desideriamo denunciare la profonda ipocrisia di colui che oserebbe parlare al clero di Roma come un Padre, quando è un assoldato dei globalisti che non è entrato nella Chiesa di Roma dalla porta, ma ha scavalcato il muro dell’ovile, violando le leggi di Dio e della Chiesa nel rivendicare il papato.

Insiste sull’unità, ma rifiuta l’unità della Chiesa professando un credo eretico e bestemmiando lo Spirito Santo, trasformandolo in una sorta di demiurgo al servizio del Grande Oriente.

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Cari Reverendi Padri della Chiesa Romana,

Vi scrivo per esprimere le mie preoccupazioni, in conformità con il diritto concessomi dal canone 212 del Codex Iuris Canonicis pubblicato da Papa Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983, riguardo ad una questione che sta versando tutti i cattolici in una gravissima preoccupazione, in particolare quelli della Chiesa di Roma: si tratta delle gravi irregolarità relative all’elezione del Cardinale Robert Francis Prevost a Vescovo di Roma.

Come forse saprete, il 30 aprile 2025 la Sala Stampa Vaticana ha pubblicato una dichiarazione dei Cardinali in merito alla loro pretesa di avere una dispensa al fine di violare il precetto formale di cui al n. 33 della Legge Pontificia sui Conclavi, Universi Dominici Gregis, promulgata da Papa Giovanni Paolo II, il 22 febbraio 1996, che recita così:

“Maximus autem Cardinalium electorum numerus centum viginti ne excedat”.

Questo precetto è una delle disposizioni giuridiche essenziali di quella legge pontificia, perché sancisce il pensiero del legislatore, Papa Giovanni Paolo II, il quale ha deciso in essa che il numero di 120 Cardinali elettori che partecipano ad un Conclave sia ben sufficiente (Vedi il 7° paragrafo dell’introduzione alla stessa legge papale).

Nel suddetto comunicato stampa del 30 aprile, tuttavia, i Cardinali hanno avanzato la pretesa di avere il diritto di interpretare l’atto di Papa Francesco, inerente la nomina dei Cardinali, come equivalente alla concessione di una dispensa da questo precetto. Nella loro pretesa non citano alcun documento o dichiarazione verbale del defunto Romano Pontefice per giustificare o documentare la loro affermazione.

Per questo motivo, sembra giuridicamente improbabile che la loro pretesa sia valida, dal momento che, secondo il canone 16, il diritto di interpretazione in grado di dispensare da una legge appartiene solo ai superiori e ai soggetti ai quali è stato concesso in un atto giuridico. Inoltre, il canone 86 proibisce le dispense contro le disposizioni giuridiche essenziali delle leggi papali; ancora, il canone 335 proibisce qualsiasi innovazione del diritto durante la sede vacante. Inoltre, le concessioni verbali espressi da uno superiore, che non vengono promulgate, non possono avere forza di legge dopo la sua morte, altrimenti l’intero sistema giuridico della Chiesa diventerebbe dubbio dopo la morte di qualsiasi superiore. Ed in effetti, il diritto di un Cardinale di votare in Conclave non è concesso dall’atto di nomina, né dal Codice di Diritto Canonico, ma solo dalla legge particolare sui Conclavi e comunque solo sotto la restrizione di 120.

Allo stesso modo, la motivazione avanzata dai Cardinali nella loro dichiarazione del 30 aprile non invoca la loro autorità nel n. 5 della Legge Pontificia riguardo alle interpretazioni di passi dubbi o controversi: da ciò ben si comprende come abbiano tacitamente ammesso che la loro pretesa non ha alcun fondamento nei diritti concessi loro in quel paragrafo della Universi Dominici Gregis.

Inoltre, la loro affermazione inerente al diritto di voto concesso a certi cardinali nel n. 36, usato come argomento contro la restrizione sopra menzionata nel n. 33 della stessa legge, risulta incoerente, poiché secondo le norme universali della giurisprudenza le definizioni e le restrizioni iniziali di una legge hanno la precedenza nella lettura del significato autentico di una legge in tutti i paragrafi successivi ad esse. Pertanto, non è autentico appellarsi al n. 36 avverso al n. 33, tanto più che nel n. 36 l’affermazione del diritto è posta esplicitamente sotto la restrizione del n. 33.

Di conseguenza, risulta che Papa Giovanni Paolo II, nel penultimo paragrafo della promulgazione di questa legge papale sui conclavi – dove dichiara irrita qualsiasi cosa fatta, consapevolmente o inconsapevolmente, da qualsiasi persona di qualsiasi dignità ecclesiastica – ha di fatto reso irrita la pretesa avanzata dai Cardinali nella loro dichiarazione del 30 aprile.

Per tutte queste ragioni, ritengo che il recente Conclave, tenutosi con 133 Cardinali elettori in ciascuna delle sessioni di scrutinio, abbia oggettivamente violato l’obbligo di cui al n. 68 della stessa Legge Pontificia, perché in ciascuna sessione di scrutinio sono state contati 133 voti anzichè 120; così facendo si è attribuito loro un valore giuridico contrario alla regola del n. 68 nell’atto stesso della votazione, azione che è giuridicamente irritus in sé e che ha causato la nullità dell’elezione del Cardinale Prevost come da censura di cui al n. 76 della stessa Legge, decretata da Papa Giovanni Paolo II, e nell’atto dell’elezione sul quale i Cardinali non hanno alcuna autorità di usare i diritti loro concessi dal n. 5 della medesima legge, come la stessa espressamente afferma.

Quindi, poiché Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che è il Capo della Chiesa e Legislatore Divino, ha dichiarato a San Pietro e ai suoi successori: “Tutto ciò che legherai in terra, sarà legato in cielo, ecc.”, appare teologicamente e giuridicamente impossibile che il conclave abbia avuto un risultato giuridico valido e che il Cardinale Prevost abbia una qualche valida pretesa all’ufficio di Romano Pontefice, per non parlare del fatto che non abbia mai potuto ricevere la grazia di tale munus dalle mani di Nostro Signore Gesù Cristo.

Inoltre, poiché il Cardinale Prevost prima dell’apertura del Conclave era noto per aver pubblicamente parlato in modo contrario ad almeno 5 verità il cui obbligo di credere è sempre stato sostenuto dalla Chiesa, risulta che, anche se altrimenti regolare, la sua elezione sia resa nulla, inanis e irrita dalla censura contenuta nel n. 6 della Bolla di Paolo IV, Cum ex apostolatus officio, del 15 febbraio 1559, e confermata da Papa Pio V nel suo Motu Proprio, “Inter multiplices curas”, del 12 gennaio 1567, in questa particolare censura mai abrogata, obrogata, subrogata o derogata.

Queste 5 verità che il Cardinale Prevost ha negato sono le seguenti: che lo Stato ha l’autorità da Dio di imporre legittimamente e lecitamente la pena capitale ai criminali, che l’osservanza del Secondo e del Sesto Comandamento del Decalogo sono fondamenti della disciplina sacramentale, che gli Apostoli avevano l’autorità di vincolare per sempre la Chiesa ad attenersi alla stessa disciplina per escludere i peccatori pubblici dalle benedizioni e dalla ricezione dei Sacramenti dei viventi, che con la sua ordinazione un sacerdote cattolico è tenuto esclusivamente ad agire come ministro di Gesù Cristo e a benedire cose e persone solo nel Nome dell’unico Dio vero e vivente, come ambasciatori di Dio sulla Terra; per non parlare del fatto che la Chiesa cattolica è obbligata a credere le stesse cose in ogni epoca, luogo e diocesi. Tutte questioni che il cardinale Prevost ha pubblicamente negato, contestando l’ammissibilità della pena capitale ed accettando i documenti eretici Fiducia supplicans e Amoris laeticia (già denunciati come tali dai cardinali Mueller e Sarah), permettendo ad ogni diocesi di agire diversamente secondo a tempi, luoghi e culture.

Pertanto, Vi scrivo, in qualità di membri del clero della Chiesa romana, cioè delle Diocesi di Roma e delle sue sedi suburbicarie, per esprimere ai vostri superiori ecclesiastici la preoccupazione dovuta all’azione sconsiderata dei Cardinali, che ha messo la Chiesa in una grave crisi giuridica, in ragione della loro pretesa di dare alla stessa Chiesa, come Papa, un uomo che, per le irregolarità della sua elezione e per il dissenso dalla de Fide Catholica, non ha alcuna pretesa all’Ufficio Papale.

Come rimedio, non sembra esserci altra linea d’azione onesta, se non l’abdicazione del Cardinale Prevost e la sua rinuncia alla pretesa dell’ufficio papale, nonchè il rientro dei Cardinali in Conclave seguito, in rispetto della legge papale, dall’elezione di un altro soggetto, tenendo presente la censura di Papa Paolo IV. Altrimenti, data la mera competenza ministeriale dei Cardinali, in assenza di un privilegio, ex canone 349, il diritto di eleggere il Romano Pontefice tornerebbe all’elettorato istituzionale originario, quale intero corpo dei fedeli della Chiesa a Roma e delle sue diocesi suburbicarie secondo la norma della Legge Apostolica e del diritto naturale (cfr. Niccolo II, In Nomine Domini, n. 3, 13 Aprile 1059). Infatti, qualora i Cardinali rifiutassero di riconoscere l’invalidità delle loro azioni del 7 e 8 maggio 2025, tale ostinazione nell’errore vizierebbe totalmente, nella presente istanza, la loro competenza ad eleggere il Romano Pontefice.

Per quanto riguarda la regola dei 120 Cardinali elettori, questi ultimi possono facilmente rispettarla qualora 13 di loro si astengano volontariamente dal voto in ogni sessione di scrutinio, rinunciando al loro diritto o accettando di essere scelti a sorte prima di ogni suindicato scrutinio, lasciando la Cappella Sistina. Tale soluzione non violerebbe il diritto pontificio e sarebbe altresì in accordo con l’antico principio giuridico, citato da Graziano, secondo cui i privilegi devono cedere alle norme generali (cfr. Generale praescriptum beneficio speciali anteferendum est (Codice Teodosiano: DEM AAA. VICTORIO P(RO)C(ONSULI) ASIAE).

Per quanto riguarda il clero della Chiesa di Roma, ritengo che l’argomentazione sopra esposta sollevi sufficienti dubbi giuridici sulla validità dell’elezione del Cardinale Prevost; conseguentemente ogni Arcivescovo, Vescovo o Sacerdote ha sufficienti motivi per ricorrere al diritto, concesso ex canone 41, di omettere momentaneamente il nome di “Leone” nel Canone della Messa, per evitare che, facendo il contrario, si acconsenta a un atto di malaffare da parte del Collegio Cardinalizio.

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Sappiamo che i fatti, le leggi e la giusta comprensione di entrambi saranno sgraditi a quegli uomini che da tempo hanno abbandonato ogni intenzione spirituale di servire l’unico Dio vero e vivente, e che invece si sono abbandonati alle perversità della prevaricazione, della dissimulazione, della finzione e della vanità. Ma condividiamo questa lettera per il bene degli uomini di Dio onesti, santi e retti che costituiscono il clero della nostra Chiesa e che sono isolati da ogni parte da questa marmaglia eretica di empi. Assicuriamo a questi santi sacerdoti le nostre preghiere e ci schieriamo con loro, che ci pascono veramente nella comunione con Cristo, una comunione che si fonda sul diritto, sulla verità e sulla giustizia, e non sulla molteplicità delle parole o sui riti della finzione.

Aggiornomento:

Per scaricare questa lettera, vedi qui la stessa in formato PDF (scarica QUI):

Cari Reverendi Padri della Chiesa Cattolica

Cattolici! Conosciate i vostri diritti!

Quali diritti ha il singolo cattolico dopo un’elezione papale, in cui sono state violate le leggi o il candidato non aveva la capacità di essere eletto?

La posizione corretta, cattolica e perenne sulla validità delle elezioni papali si evince dalla storia del papato, e cioè che un’elezione papale non si presume MAI valida, se le regole sono state infrante o se il candidato non era eleggibile: ed è stata dichiarata non valida, NON APPENA l’uno o l’altro fatto è stato conosciuto da chi lo sapeva.

Si tratta di buon senso, e non c’è nemmeno bisogno di conoscere il latino per capirlo. La Chiesa cattolica non è un gulag ideologico marxista, dove nessuno è in grado di pensare senza il permesso di un tribunale. Ma le logge massoniche esigono che la gente lo creda, perché è uno strumento necessario per controllare il pensiero.

La realtà storica delle elezioni papali contestate è questa: i laici cattolici hanno votato con i piedi e lo Spirito Santo li ha condotti al vero Papa. È l’unico tipo di controversia nella Chiesa che non viene risolta in un tribunale o in una corte, ma nella congregazione dei cattolici intorno al vero Papa. E la Chiesa non ha mai insegnato che è necessario un permesso per sollecitare l’elezione di un Papa cattolico, o per aderire al Papa cattolico contro un antipapa.

In questa materia, tutti i fedeli sono liberi di agire sulla base della propria coscienza, e non hanno altro giudice che Dio, ed è così che la Chiesa rimane libera; quindi…

  1. Non appena vi accorgete che il modo in cui è avvenuta l’elezione ha violato la legge papale sulle elezioni, o che il candidato eletto non è cattolico, siete assolutamente liberi di dire che non è il Papa e di non obbedirgli.
  2. Siete anche liberi di interrompere la comunione con chiunque dica il contrario, anche se questo non è sempre un obbligo morale.
  3. E soprattutto, non appena sapete che un uomo non è il Papa, dopo un’elezione irregolare, siete assolutamente liberi di sollecitare un’elezione corretta e di aderire al Papa cattolico correttamente eletto, non appena sarà eletto.
  4. Infine, nemmeno il vostro confessore o direttore spirituale ha il diritto di intervenire in questa decisione, e nemmeno i vostri superiori diretti o intermedi.

Sacerdote Americano spiega chi è Cardinale Riggitano-Prevost

SO. A PROPOSITO DEL NUOVO PAPA.

Cara famiglia, molti mi hanno chiesto di Prevost, il nuovo “papa”. Come ovviamente è accaduto da quando la gerarchia ci ha tradito con lo stupro del chierichetto e l’insabbiamento, e ci ha abbandonato durante il piano-demia di Covid, la stragrande maggioranza della gerarchia ci ha tradito e abbandonato ancora una volta.

Qualcuno ha percepito quanto la Chiesa cattolica sia diventata assolutamente irrilevante sotto l’apostata Bergoglio e il modo sinodale anticattolico che ha cercato di stabilire?

A qualcuno interessa davvero che questo nuovo uomo abbia “fatto la storia” come primo Papa americano? In realtà, è un “americano” relativamente sconosciuto con ZERO pedigree eroico di persecuzione per la fede cattolica. C’era davvero qualcuno – ad eccezione di personaggi come James Martin o Blase Cupich – che faceva il tifo per Prevost quando è apparso all’improvviso sul balcone? Riuscite a immaginare gli applausi che si sarebbero levati se fosse uscito qualcuno come il cardinale Sarah o il cardinale Zen?! Questo ci dice davvero tutto quello che dobbiamo sapere. Siamo stati traditi e abbandonati ancora una volta.

Mi risulta che la sua storia sia allineata con “Bergoglio l’Apostata”, in modo tale da essere allineato con l’agenda comunista globalista, come si vede nella bufala del cambiamento climatico, nell’eresia anticattolica delle frontiere aperte e nel falso messaggio di “misericordia” di Bergoglio? [ricordate: nessun peccato, quindi nessun pentimento, quindi nessuna assoluzione né perdono. punto]. Un VERO cattolico non ha già fatto due più due e, sapendo che la Chiesa cattolica è sostanzialmente in bancarotta finanziaria, ha capito che la ragione per cui i ragazzi di Bergoglio hanno votato Prevost è stata quella di costringere gli Stati Uniti a usare il denaro dei contribuenti per finanziare cose come la Catholic Charities, che ha fatto cose così malvagie? Un VERO cattolico non sa già che le ONG cattoliche hanno usato i soldi dei contribuenti in tanti modi corrotti per pagare l’agenda globalista senza Dio in tutto il mondo, un’agenda che ha persino facilitato l’attraversamento del confine meridionale da parte di schiavi sessuali bambini? (Non vedo l’ora di vedere i nomi che compaiono nella lista di Epstein e in altre indagini).

Un VERO cattolico non sa già che l’“elezione” di Prevost è avvenuta grazie ai dollari dei contribuenti statunitensi?

FATTO: Un VERO Papa cattolico inizierebbe ogni annuncio con quello pronunciato da ogni profeta, da San Giovanni Battista e da Gesù Cristo il Signore: Pentitevi e credete, andate e non peccate più. PERIODO.

Questo è il VERO Vangelo, il Vero Deposito della Fede, tramandato immutato e immutabile, in 2.000 anni di Santi e Martiri, e non quella totale TRUFFA che Prevost ha vomitato dal balcone.

Nota per Prevost: non c’è nessun ponte che possa essere costruito sull’abisso incolmabile tra il Paradiso e l’Inferno.

Un VERO Papa cattolico predicherebbe le parole di Gesù riguardo al peccato e alla salvezza – la ragione per cui Gesù è venuto in primo luogo – e non qualche ultima versione dell’eretica “teologia della liberazione” che originariamente è uscita dalla gerarchia eretica sudamericana dove Prevost ha trascorso tanto tempo in Perù.

Quindi, tradendoci e abbandonandoci, sembra proprio che i ragazzi di Bergoglio abbiano ottenuto il cardinale americano anti-Trump che volevano e che ora cercherà di usare la Chiesa cattolica di Gesù per minare questa nazione sovrana attraverso lo stesso travisamento metodico ed eretico del cattolicesimo che ha fatto Bergoglio.

E così sia. Come diceva San Pio, pregate, sperate e non preoccupatevi.

Quindi, la domanda da porsi non è quale sia la mia opinione, la domanda migliore da porsi è: Prevost sarà cattolico?

Ecco quattro semplici test per iniziare – anche se, statene certi, questo è solo un inizio per dimostrare che è effettivamente cattolico:

1. Toglierà i cappelli rossi a Mahoney e Wuerl, due dei peggiori chierichetti-rapper-copritori della storia dell’intera Chiesa cattolica, e retrocederà e si sbarazzerà di ogni altra vipera di questo tipo nella gerarchia? [non trattenete il fiato su questo punto – nella sua posizione di capo del dicastero per i vescovi, non ha fatto nulla per il cancro nella USCCB].

2. Rimuoverà McElroy da Washington – essendo McElroy il manifesto traditore dell’invasione criminale del nostro confine meridionale – e metterà immediatamente quella vipera al pascolo?

3. Si scuserà pubblicamente per l’accordo di Abu Dhabi, riconsacrerà San Pietro dopo l’abominio della Pachamama, riaffermerà che esiste una sola vera Chiesa e non molte “vie” per il Paradiso, e porrà fine all’idiozia anticattolica della sinodalità?

4. Riconoscerà pubblicamente l’apostasia di Bergoglio riguardo alla traditionis custodis e ORDINERA’ a tutti i vescovi del mondo, come ha fatto Papa Benedetto XVI, di permettere, incoraggiare e rendere possibile l’unico Santo Sacrificio Dogmatico della Messa nella Chiesa di Rito Romano – comunemente conosciuto come la Messa Tradizionale Latina?

Se le risposte a una o a tutte queste quattro domande sono “no”, allora ogni volta che d’ora in poi riemergerà la sua brutta testa anticattolica, dovrà essere contrastato come un antipapa nella linea di Bergoglio, insieme a ogni vescovo o cardinale che permette il suo errore. Lui, e loro, devono essere pubblicamente e vigorosamente esecrati per ogni diabolica violazione del Deposito della Fede.

Ma onestamente, non c’è bisogno che io dica l’ovvio a tutti i veri cattolici. Queste cose le sappiamo già.

Cara famiglia, Dio ci ha dato un cervello e si aspetta che lo usiamo. Quindi, invece di chiedere la mia opinione su Prevost, chiedete “è cattolico?”. Il fatto che abbia lasciato che Bergoglio la facesse franca con l’apostasia per oltre un decennio, mentre Bergoglio conduceva otto miliardi di persone sulla strada della perdizione, sembra aver già risposto a questa domanda. Comunque sia, d’ora in poi le azioni di Prevost continueranno a rispondere a questa domanda, in modo forte e chiaro.

Nota della Redazione: Di tanto in tanto pubblicheremo saggi di sacerdoti cattolici omettendo i loro nomi, perché l’importante è conoscere la verità, non sapere chi la dice. E anche per proteggere i sacerdoti dagli attacchi dei loro superiori che favoriscono le eresie e le divisioni piuttosto che accogliere il Vangelo.

Appello a tutti i Cattolici della Chiesa Romana

Appello a tutti i fedeli della Chiesa romana a riunirsi per l’elezione di un cattolico a Romano Pontefice

A tutti i Cardinali cattolici, Vescovi, Monsignori, Pastori, Sacerdoti, Diaconi, Seminaristi, Religiosi di diritto diocesano e Laici della Chiesa di Roma: delle Diocesi di Roma, Albano, Ostia, Velletri-Segni, Palestrina, Porto Santa Rufina, Sabina Poggio-Mirteto, Frascati

  1. Visto che i Cardinali Elettori hanno violato il canone 335 durante il Conclave, in abolendo la regola di 120 Cardinali elettori,
  2. Visto che la clausola promulgativa della legge pontificia di Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, dichiara irrita, cioè, nullo e invalido l’operato dei cardinali nell’annullare il precetto equipollente di cui al n. 33 della stessa legge,
  3. Visto che tramite il loro errore hanno violato il n. 68 della stessa legge papale contando 133 voti invalidamente,
  4. Visto che a conseguenza dei punti qui sopra nessuno è stato eletto validamente durante il Conclave recente,
  5. Visto che i Cardinali Elettori hanno eletto un eretico manifesto, che approva l’attacco blasfemo e diabolico al Santo Nome di Dio nella Fiducia supplicans, e che approva l’Amoris Laetitia, che rifiuta la Disciplina Apostolica dei Sacramenti nei confronti dei pubblici peccatori, e quindi che l’eletto ha parlato contra la Fede Cattolica e contra la Dottrina Cattolica,
  6. Visto che la bolla di P.P. Paolo IV, Cum ex apostolatus officio, al n. 6, conferisce il diritto di valutare come invalida l’elezione al papato di qualsiasi eletto, che è eretico manifesto formale o che ha parlato contra la dottrina Cattolica precedentemente alla sua elezione,
  7. Considerando che i Cardinali elettori sono colpevoli di un atto di scisma nell’eleggere un eretico, come il Cardinale Mueller ha valutato prima del Conclave,
  8. Considerando che il privilegio dei Cardinali di fornire alla Chiesa romana un pontefice non conferisce il diritto di eleggere un eretico manifesto,
  9. Considerando che il privilegio dei Cardinali è solo di natura ministeriale,
  10. Considerato che i Cardinali non hanno provveduto alla nostra Chiesa romana un Papa cattolico
  11. Considerato che i Cardinali, venendo meno al loro dovere ministeriale, hanno creato una condizione intollerabile nell’ordinamento giuridico della nostra Chiesa romana, avendo eletto una papa falso privato di ogni diritto,
  12. Visto che i Cardinali hanno fallito nella loro competenza in quanto non sono riusciti a dare alla nostra Chiesa Romana un Papa cattolico,
  13. Visto che secondo il diritto apostolico l’elezione del Romano Pontefice spetta in primo luogo a tutta la Chiesa Romana,
  14. Visto che nostro diritto apostolico rivive nella sua pienezza quando i Cardinali elettori disertano completamente il loro dovere ministeriale,

Dichiariamo che il Clero della nostra Chiesa Romana, composto da tutto il Clero incardinato nelle Diocesi sopra indicate, con tutti i Fedeli e tutti i Religiosi di diritto diocesano con sede in una qualsiasi di queste Diocesi,

ha il solenne e grave diritto e dovere di provvedere all’elezione di un Cattolico come Romano Pontefice, nel suddetto caso straordinario,

Noi fedeli della Chiesa Romana, a conoscenza di questi fatti e del diritto, vi invitiamo a partecipare ad un atto giuridico legittimo in caso d’emergenza  di elezione di un cattolico come Romano Pontefice per opporsi ad Antipapa Leone XIV,

ed vi invitiamo a iscrivere a ChiesaRomana.Info per ottenere le informazioni necessarie attraverso conferenze e incontri privati per prepararsi all’elezione e scegliere un degno candidato, per salvare la nostra Chiesa e le anime di tutto il mondo.

L’Elezione di Leo XIV è invalidata da Papa Giovanni Paolo II — Parte 2

In questo video, Fra Bugnolo spiega perché l’azione dei Cardinali nel permettere a 133 Cardinali Elettori di votare viola chiaramente la Legge Pontificia, Universi Dominici Gregis, di 22 Febbraio 1996, che a sua volta rende l’elezione invalida. Egli discute il testo latino della Legge papale, Universi Dominic Gregis, e spiega il senso del testo nei nn. 5, 33, 36 e nel penultimo paragrafo. Dimostra che le ragioni addotte dai cardinali, pubblicate da Vatican News, il 30 Aprile 2025 alle 11:05, sono disoneste, fraudolenti e di dubbia validità, e come esse comportino la violazione del n. 68, sul quale i cardinali non hanno alcuna autorità per reinterpretare il testo.

In questo video si fa menzione dell’opinione di Professoressa Ludwig-Wang, pubblicata il 3 Maggio 2025, QUI.

ADDENDUM

I cardinali non hanno l’autorità di ottenere dispense dalle leggi papali attraverso le loro interpretazioni delle azioni di un Romano Pontefice morto.

Infine, una cosa diventa più chiara dal comunicato stampa dei Cardinali il 30 Aprile 2025: i Cardinali stanno implicitamente rivendicando il diritto di interpretare le azioni di Papa Francesco in modo da ottenere una dispensa dalla norma del n. 33 della Legge Pontificia sui Conclavi.

Ma sebbene il canone 85 ammetta che ogni superiore può concedere una dispensa, ma solo i superiori, in nessun punto del Codice di Diritto Canonico del 1983 si ammette che un suddito possa ottenere una dispensa da un superiore semplicemente interpretando le azioni del superiore, soprattutto perché il canone 86 dichiara che non si possono concedere dispense contro quelle parti di una legge che sono essenzialmente costitutive delle disposizioni legislative, come sembra essere la norma sui 120 Cardinali al n. 33 della Universi Dominici Gregis (UDG), la legge Pontificia sui Conclavi.

Pertanto, il canone 16 § 1 limita il potere di interpretare la legge al legislatore della legge, o a colui al quale è stato concesso. Ma al n. 5 della Legge Pontificia sui Conclavi non viene concessa alcuna autorità di interpretare le azioni papali: piuttosto solo il diritto di interpretare i passaggi dubbi o controversi della UDG, un’autorità che i Cardinali non hanno mai preteso di usare nel loro comunicato stampa del 30 aprile 2025.

Tutto questo dovrebbe essere evidente a tutti, anche se non hanno una formazione giuridica. Perché se un suddito può, dopo la morte del suo superiore, avanzare la pretesa che una sua azione equivalga alla concessione di una dispensa, si scatenerebbe l’inferno nell’ordinamento giuridico che adottasse un simile principio. In realtà, l’idea stessa è in contrasto con il canone 335, che vieta a tutte le persone l’autorità di cambiare le leggi della Chiesa durante la sede vacante. L’universalità della disposizione negativa del canone 335 si estende a tutti i pretesi privilegi, dispense e atti giuridici di cui si sostiene l’esistenza, senza alcuna documentazione scritta.

Notaio Apostolico: Dopo l’elezione di Leone XIV la sede apostolica rimane vacante?

di Fra’ Alexis Bugnolo

Il 9 maggio 2025, il Vaticano ha reso pubblica la testimonianza ufficiale ecclesiastica autenticata dell’Arcivescovo Diego Giovanni Ravelli, Maestro delle Cerimonie Pontificie, che dichiara, in qualità di Notaio Apostolico, l’elezione del Cardinale Robert Francis Provost come Leone XIV canonicamente fatta.

Non mi risulta che tale documento abbia una tradizione nella Curia romana, ma si tratta piuttosto di un atto privato dell’Arcivescovo per commemorare il fatto, perché, in verità, il Maestro delle Cerimonie Pontificie non sembra l’ufficiale giusto per emettere un tale documento.

Il documento non mi sembra ufficiale per un’altra ragione, cioè per due errori giuridici che contiene:

  1. l’errore giuridico di dichiarare che il prevosto è stato eletto canonicamente
  2. l’errore giuridico di dichiarare che Prevosto è stato eletto Sommo Pontefice.

Li chiamo errori giuridici, in primo luogo, perché i Papi eletti in conclave non sono eletti canonicamente, ma legalmente o lecitamente, poiché la loro elezione dipende da una legge papale e non da un canone del Codice di Diritto Canonico.

In secondo luogo, perché in Conclave non si viene eletti per essere Sommo Pontefice, ma per essere il Romano Pontefice. L’espressione Sommo Pontefice non si trova da nessuna parte nel Codice di Diritto Canonico. Perché il documento non dice nemmeno che è stato eletto Vescovo di Roma!

Non voglio cedere al metodo argomentativo di Andrea Cionci che vede il significato in ogni variazione, ma ammetto che quando un uomo sa di mentire, spesso fa uscire il gatto dal sacco, come si dice in inglese americano, cioè dice troppo nel tentativo di convincervi della storia che sta cercando di dire.

Così, in effetti, e forse senza rendersene conto, l’Arcivescovo Ravelli ha prodotto questo bel Rogito (dichiarazione notarile), che afferma che Prevosto non è stato eletto come Romano Pontefice né come Vescovo di Roma, ma solo come Sommo Pontefice dei Cardinali!

Questo è degno di una risata enorme.

Pertanto, questo documento è una testimonianza ufficiale che la Sede Apostolica è ancora vacante e che i cattolici di Roma possono procedere all’elezione di un vero Romano Pontefice, Succesore di San Pietro, Vescovo di Roma, Patriarca d’Occidente e Primate d’Italia. — Che bello!

Esaminate voi stessi il documento, qui sotto; cliccate sull’immagine per ingrandirla.

AGGIORNAMENTO: Sul sito web del Vaticano è stato trovato, negli Acta Apostolica Sedes del maggio 2005, che lo stesso testo errato è stato utilizzato per il Rogito che proclama l’elezione di Benedetto XVI. Sembra quindi che i difetti di questo Rogito siano il risultato di un’incomprensione di lunga data del tipo di linguaggio preciso che dovrebbe essere usato in un documento notarile affinché abbia un significato giuridico pieno, completo e perfetto. Tuttavia, a causa di questi difetti, non si può affermare che la persona eletta nominata in esso sia stata eletta a un ufficio giuridico nella Chiesa, poichè non esiste l’uffico di “Sommo Pontefice” nel testo del Codice di diritto Canonico di 1983. Il nome giusto è il Romano Pontefice.

L’Elezione di Leo XIV è invalidata da Papa Giovanni Paolo II — Parte 1

Video in Inglese di Frà Bugnolo. L’articolo originale inglese si trova QUI. In seguito, la traduzione Italiana:

di Frà. Alexis Bugnolo

Nella mia recente intervista in italiano da @EmmoNews su YouTube, ho osservato che nel recente conclave ci sono state tre violazioni della Legge Pontificia di Papa Giovanni Paolo II. Ho anche osservato che nessuna di queste violazioni avrebbe annullato la validità dell’elezione.

Tuttavia, dopo un’analisi più attenta di questa legge papale, voglio ritirare ciò che ho detto e parlare in modo più preciso, e dire che una di queste violazioni di fatto invalida la recente elezione.

In primo luogo, permettetemi di citare la clausola promulgativa ufficiale del Papa polacco nella sua legge papale sui conclavi, Universi Dominici Gregis, dalla traduzione del Vaticano, penultimo paragrafo. Come si può vedere dal secondo paragrafo, che dice,

Come sopra stabilito, … Dichiaro completamente nullo tutto ciò che viene fatto da qualsiasi persona, qualunque sia la sua autorità, consapevolmente o inconsapevolmente, in qualsiasi modo contrario a questa Costituzione.

Eppure, nel recente Conclave del maggio 2025, i Cardinali hanno permesso a 133 Cardinali Elettori di votare contemporaneamente, cosa espressamente vietata dalla Legge Pontificia, al n. 33, dove il linguaggio è strettamente vincolante:

Il numero massimo di Cardinali elettori non deve superare i centoventi.

Eppure, i Cardinali l’hanno violata direttamente, sostenendo di usare la loro autorità per interpretare sezioni ambigue. Ma non c’è assolutamente nulla di ambiguo in questa regola. E come ho detto nella mia intervista italiana con EmmoNews su YouTube, invece di violare la legge, avrebbero potuto scegliere a sorte e far astenere dal voto 13 Cardinali Elettori durante ogni turno di votazione.

Pertanto, la loro interpretazione di una norma non ambigua è di per sé NULLA e VIETATA dalla censura promulgativa sopra citata.

Il fatto che non abbiano avuto solo 120 voti in un momento, fa sì che l’elezione sia dubbia, a causa della clausola promulgativa di Papa Giovanni Paolo II che rende nulla e nulla ogni azione contraria alle regole della legge.

Ciò significa che ALMENO 13 voti in ogni votazione erano NULLI e NON potevano essere contati.

Ma secondo la Legge Pontificia, al n. 68, dove si legge:

Se il numero delle schede non corrisponde al numero degli elettori, le schede devono essere tutte bruciate e si deve procedere subito a una seconda votazione; …

Ora, il contesto di questa regola ha a che fare con il numero massimo di 120 cardinali. Quindi, quando si votò in 133, era giuridicamente impossibile che il numero di voti conteggiati non superasse il numero di 120 cardinali elettori autorizzati a votare in un conclave. Di fatto, in ogni scrutinio sono stati contati 133 voti, 13 dei quali non potevano essere legalmente conteggiati.

Ciò significa che in ogni sessione di scrutinio, per seguire la legge papale, gli Scrutatori dovevano bruciare i voti prima di contarli, e quindi nessun voto durante quella sessione era valido. Ma questo è stato fatto in tutti e 4 gli scrutini, al termine dei quali è stato dichiarato eletto il Cardinale Prevosto.

Ciò significa che tutte le votazioni erano giuridicamente nulle!

E ciò significa che il Cardinale Prevost NON è stato eletto validamente, anche se non è un eretico manifesto, la cui elezione sarebbe invalidata dalla Bolla di Paolo IV, “Cum ex apostolatus officio”!

Ancora una volta, come nel caso della rinuncia di Benedetto XVI, è a Papa Giovanni Paolo II e alla sua saggezza di legislatore, che possiamo dire con certezza al 100% che i Conclavi del 2013 e del 2025 sono nulli e che in ciascuno di essi nessuno è stato eletto Romano Pontefice.