Dott. Roberto de Mattei, Strike! Due!

Una Correzione  necessaria in una Materia di grandissimo Importo

di Frà Alexis Bugnolo

Non posso tacere, nonostante io sia restio a correggere pubblicamente qualcuno con un dottorato in Storia. So di averlo fatto prima, ma non sembra essere stato d’aiuto.

Parlo del dottor Roberto De Mattei, che scrive alla Correspondenza Romana, qui a Roma, in un articolo intitolato, Il vero pasticcio è la coabitazione dei due Papi. L’articolo è stato tradotto e pubblicato a Roratae Caeli soto il titolo di The Real Mess is the co-habitation of Two Popes.

E cito,

Questa situazione è la conseguenza di un grave errore teologico del cardinale Ratzinger. Conservando il titolo di Papa emerito, come avviene per i vescovi, egli sembra ritenere che l’ascesa al Pontificato imprima sull’eletto un carattere indelebile analogo a quello sacerdotale. In realtà i gradi sacramentali del sacerdozio sono solo tre: diaconato, presbiterato ed episcopato. Il pontificato appartiene ad un’altra gerarchia della Chiesa, quella di giurisdizione, o di governo, di cui costituisce l’apice. Quando viene eletto, il Papa riceve l’ufficio della suprema giurisdizione, non un sacramento dal carattere indelebile. Il sacerdozio non si perde neanche con la morte, perché sussiste “in aternum”. Si può invece “perdere” il pontificato, non solo con la morte, ma anche in caso di volontaria rinuncia o di manifesta e notoria eresia. Se rinuncia ad essere pontefice, il Papa cessa di essere tale: non ha diritto a indossare la veste bianca né ad impartire la benedizione apostolica. Egli, dal punto di vista canonico, non è neanche più un cardinale,* ma torna ad essere un semplice vescovo. A meno che la sua rinuncia non sia invalida: ma questo, nel caso di Benedetto XVI, dovrebbe essere provato. Di fatto il titolo di Papa oggi viene attribuito sia a Francesco che a Benedetto, ma certamente uno di essi è abusivo, perché uno solo può essere il Papa nella Chiesa.

Enfasi in rosso aggiunto, Asterisco aggiunto

In un pezzo, intitolato, It’s all happening. Rorate Caeli is coming onside. Benedict is Pope, Ann Barnhardt, l’esperto americano in questa materia, è euforica che de Mattei e quindi Rorate Caeli per consenso informato, ha ammesso che si tratta di un errore teologico. Ed il Barnhardt ha ragione, questo è almeno un piccolo passo nella giusta direzione. Ma non è altro che questo.

Perché il piccolo passo è ridotto a nullo, per la seconda cosa degna di nota del articolo di De Mattei, che ho evidenziato in rosso.

E questo riguarda una cosa che ho appena fatto notare al Louie Verrecchio all’AKA Catholic, una fortezza del Sedevacantismo, nel suo articolo intitolato Benedict XVI: Superhero, Villain or Victim, dove Louie mi spara personalmente un’intera bordata. (Questo va bene, però, visto che ho delle bordate di ferro)

Vale a dire, per quanto riguarda la corretta presunzione legale negli atti di rinuncia, come in tutti gli atti giuridici che seguono ius testimentarie (ultime volontà e nei testamenti e successioni ecc.).

In agguato nei Commenti, come Romanus Sum, vi ho scritto in inglese (ecco la traduzione italiana):

Lou,

Hai sbagliato la presunzione legale.

Una rinuncia si presume non valida a meno che la persona non rinunci chiaramente a ciò a cui dovrebbe rinunciare.

Proprio come un ultimo testamento non è valido, a meno che non dica chiaramente che sta lasciando qualcosa a qualcuno.

Per chi conosce Bellarmino (e la sua massima famosa: un papa dubbioso non è papa), ciò che dico qui riguarda l’applicazione dello stesso concetto giuridico di interpretazione alle circostanze opposte.

Tutto questo ha a che fare con il concetto di cessazione del potere. In diritto, la cessazione del potere non è mai presunta. Pertanto, la cessazione del diritto non è mai presunta. Al contrario, nell’elezione di un uomo al papato, abbiamo il diritto e la Chiesa è tenuta per legge a non considerarla valida se non soddisfa tutti i necessari requisiti di validità e/o di legittimità.

Così, un papa dimessosi dubbiosamente è sempre papa.

Quindi, dato che ho corretto pubblicamente un italo-americano negli Stati Uniti, credo che non ci sia nulla di male a correggere un italiano a Roma, che ha passato anni in Brasile.

Quindi dottor De Mattei:

se posso essere così audace – e lo sarò – anche se è contrario a ciò che un francescano dovrebbe fare in circostanze normali – ma ora non è normale: Poiché la Regola di San Francesco ci obbliga a tener fede ai Romani Pontefici canonicamente eletti, vi segnalo, con una nota personale, che L’INVALIDITÀ DELLA RINUNCIA ENUNZIATA DA PAPA BENEDETTO

NON

HA

BISOGNO

A

ESSERE

PROVATA!

Non ha bisogno di essere provata, perché secondo ius testimentarie, cioè il genere di diritto che riguarda i testamenti, L’INVALIDITA’ è PRESUMATA a meno che non sia provata diversamente da una chiara e certa affermazione!

Per la cronaca, il Verrecchio ritiene che la rinuncia non sia valida, quale conclusione. Il Dott. de Mattei ritiene che sia valida quale presunzione. Ognuno è un errore diverso, e Verrecchio è un pensatore migliore, a mio giudizio. Ma fino a quando tutti non capiscono il giusto principio giuridico, il problema non sarà risolto.

Come ho risposto di nuovo a Louie, nello stesso post in inglese (traduzione italiano),

Caro signor Verrechio,

Ho letto il suo commento, lei ha detto che Lei conclude che le dimissioni non sono valide fino a prova contraria.

Ho detto che la presunzione legale è che le dimissioni non siano valide fino a prova contraria.

Il punto sembra essere un bel punto, ma non lo è. Una presunzione di legge è un principio, non una conclusione. Non esiste in certe circostanze e in certe menti o come deriva o meno da certe credenze. Esiste a priori a tutti questi a causa della natura stessa dell’atto giuridico.

Non è necessario provarlo (l’invalidità). Devi accettarlo (il principio giuridico), per essere una persona razionale e sana di mente…

Avrei potuto commentare più facilmente il pezzo del Dr. de Mattei semplicemente dicendo:

L’INVALIDITÀ DELLE DIMISSIONI È STATA PROVATA!

13 MESI FA!

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E non c’è bisogno che mi prendiate in parola. Chiedete a qualsiasi avvocato che pratichi il diritto immobiliare o semplicemente guardate i miei appunti dei miei incontri con i 2 migliori avvocati canonici di Roma:

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* Solo una breve nota su ciò che accade a un papa che si dimette validamente. Se prima era cardinale, torna ad essere cardinale. Lo dimostra la dichiarazione redatta da papa Pio XII nel caso di un’invasione del Vaticano da parte delle forze dell’Asse durante la seconda guerra mondiale. Nel caso di papa Celestino V, è tornato ad essere eremita, perché è quello che era prima di essere il Papa, anche se è rimasto vescovo, essendo stato consacrato tale dopo la sua elezione (non tutti i papi erano consacrati). A meno che, naturalmente, prima di dimettersi, egli non prenda altre disposizioni, come certamente è in suo potere. Così, Papa Benedetto, se davvero avesse voluto dimettersi validamente, avrebbe potuto prima stabilire lo stato canonico che avrebbe adottato dopo le dimissioni, dichiarare che le sue dimissioni sarebbero avvenute in una certa data, dimettersi in quella data, e poi assumere quello status che come Papa si era concesso come l’uomo che presto NON sarebbe stato il papa.

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Il titolo di questo articolo fa riferimento allo sport americano di Baseball, in qui un battitore che non riesce a fare la mazza toccare la palla è denunciato dal umpire con le parole: Strike, One!, Strike, Two! Strike, Three, you’re out!

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CREDITS: L’immagine in evidenza è stato publicata a Wikipedia al https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Swinging_strikeout.jpg e si usa qui secondo la licenza GNU Free license.

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